Tre Cime di Lavaredo… quattro parole che evocano ricordi d’infanzia e suggestioni che si rinnovano ad ogni incontro.
Le Tre Cime, sulla catena delle Dolomiti venete, si ergono maestose dalla roccia sottostante, come fossero 3 denti sul fianco della Terra.
Incanta ogni loro prospettiva e meraviglia pure quella sensazione di essere piccoli, al cospetto di una natura immensa.
La sua potenza suscita timori; del resto la montagna non va mai sfidata. Piuttosto spinge a sfidare se stessi, a non arrendersi e a puntare all’obiettivo senza mai mettere da parte la consapevolezza dei proprio limiti.
O almeno è così che ho vissuto io questi scorci di paesaggio a cui non ero più abituata dagli anni in cui ero solo una bambina, quando i trekking estivi non erano ancora stati sostituiti dal soggiorno nella casa al mare.
Ho capito che…
Con le Tre Cime è come se mi fossi guardata dentro scoprendo altri pezzettini di me. Ho capito che posso superare ostacoli come vertigini che credevo di non avere e la fatica di chi fa una vita da sedentaria. Si, posso farcela anche quando pensando di perdere l’ultimo autobus per Cortina, mi ripetevo “non ce la faccio” alla vista di ogni nuova salita.
Ho capito che la vita è fatta di dure salite ma anche di discese; che non è detto che le vie apparentemente più comode non celino pericoli e che mi piace quando i sentieri sono affollati di gente. Gente educata, quella amante delle Alpi, che dà il buongiorno anche a chi non conosce e che aiuta, incoraggia. Quella si, che la ricordavo bene. Da piccola credevo che fossero gli angeli della montagna.
Ho riscoperto la montagna mettendola nuovamente a confronto con il mare. Pensavo di dover tornare a casa di nuovo con la nostalgia di chi finge che le nuvole siano monti pur di non perderne la magia. Invece no. Ho capito che il mare è il mio nuovo amore, quello che al lockdown del 2020 era il primo pensiero che speravo di concretizzare, quello che, con la sua immensità e le sue forze comandate da acqua e vento, sarebbero capaci di farmi restare su una riva per ore ed ore senza mai accorgermi del tempo che scorre.
Arrivare alle Tre Cime in autobus
Per chi soggiorna a Cortina e dintorni, le Tre Cime di Lavaredo sono una tappa imperdibile. Arrivarci in moto e in auto non è affatto semplice, sia per i costi di accesso alla zona, sia per il traffico inaspettato che vi si trova.
L’ideale è muoversi in autobus, autorizzati a oltrepassare le code di automobili anche a costo di far andare in retromarcia chi è di fronte, a tratti scortati pure dagli agenti del traffico.
Da Misurina, il primo autobus utile per arrivare al Rifugio Auronzo, ai piedi delle Tre Cime (viste da dietro, direi così), è la cosa migliore che possiate fare. Tuttavia, ed è bene che lo sappiate, il pomeriggio gli autobus sono pochi e l’ultima corsa utile ha sempre un pessimo orario: troppo presto per non rischiare di andare nel panico, come è accaduto a me, al solo pensiero di stare per perdere l’unico mezzo per tornare in hotel. Pena la ricerca di un passaggio alla Pechino Express o, come ultima alternativa, l’inizio di un nuovo, lungo cammino che si sarebbe potuto protrarre direttamente fino all’alba del giorno dopo.
L’idea di non perdere l’autobus e il rischio concreto che accadesse, dato che le 4 ore e mezza di media del percorso, nel mio caso, sono diventate 6, è stato il motivo per cui ho perso il fiato nell’ultima ora di tratta, disperata e impanicata di non farcela.
Ecco perché, alla luce della mia esperienza, suggerisco agli inesperti in bus proprio come me, di arrivare almeno al Rifugio Locatelli e tornare indietro lungo la stessa via per la quale, partendo dal Rifugio Auronzo, sarete arrivati.
Il percorso ad anello, nonostante i tratti ripidi, è fattibile anche per i polli come me ma se andate di fretta e siete poco allenati… vi ho già scritto la mia.
Il percorso ad anello intorno alle Tre Cime di Lavaredo
Fatte le premesse, descriverò il percorso che, ruotando attorno alle protagoniste della giornata, mostrano le Tre Cime da diverse prospettive.
L’autobus ferma appena sotto il Rifugio Auronzo. Da qui si prosegue lungo un sentiero largo e per nulla ripido che consente di ammirare una chiesetta e, in fondo alla valle, il lago di Misurina.
Fino al Rifugio Forcella è tutta una passeggiata di circa 30 minuti. Da qui in poi, invece, sembra che ci siano due tratte percorribili per arrivare alla vista di tre quarti delle Cime. Ovviamente quale potevo casualmente scegliere io, se non quella in cui ho dovuto quasi arrampicarmi su per le rocce? Ecco, appunto, questa. Vista dall’alto, l’altra sembrava l’alternativa migliore.
Ai piedi delle maestose Cime, belle da togliere il fiato e talmente fiere da sembrare giganti in possesso di un’anima, colpiscono gli spazi in cui i partigiani resistevano durante la guerra e, gentile come una carezza, una targhetta che ricorda la visita di Papa Giovanni Paolo II. “Non abbiate paura” c’è scritto. E quella piccola frase me la sono ricordata per tutti i giorni a seguire.
Da questo punto inizia qualche semplice e ripido tratto verso il Rifugio Locatelli, da dove le Tre Cime possono essere ammirate in tutto il loro splendore.
La chiesetta, il Rifugio stesso e due laghetti, ne fanno un contorno più suggestivo di quello che già è. Questo è il punto che più ho amato in tutto il percorso.
Scatta di qua, scatta di là, non so quanto tempo sia trascorso in questa meraviglia della Terra. Deve essere qui che ho destinato il mio percorso a diventare lungo 6 ore!
E’ stato così che è iniziato anche il mio fiatone su per salite e discese lungo la parte restante dell’anello da cui, la vista delle Tre Cime non era poi così entusiasmante quanto dal Rifugio Locatelli.
Consiglio utile: non perdere tempo se non hai tempo!
Mentre anche i cani, bravissimi nel trekking di montagna quanto anziani e bambini ma non quanto me, mi guardavano come se fossi un’aliena, il mio orologio iniziava a dirmi di fregarmene di fotografie, pause, burroni e vertigini.
Correre, non avere paura, dovercela fare nonostante la convinzione di non riuscire a farcela (ce la fai, ce la fai) sono stati i nuovi pensieri che hanno definito il mio ritmo di marcia. Scivolone compreso, eh! Perché si, sono scivolata su un pezzettino di roccia bagnato da un ruscello invisibile che non ho capito da dove spuntasse fuori. E vabbè, la catena, i riflessi pronti, le mie cadute artistiche… alla fine, tranquilli, non sono ruzzolata giù per il fianco della montagna. Un tedesco mi aveva anche avvisata ma… cosa ne capisco io di tedesco? Tutto apposto comunque, tranne quando al quarto e inaspettato rifugio ho scoperto che da lì mancavano altri 45 minuti di camminata. No, ma tutto apposto. Ce l’ho fatta.
Anche il Pullman sono riuscita a prenderlo, al volo proprio. E’ il caso di ammetterlo.
Comunque, devo scriverlo:
nelle Tre cime di Lavaredo c’è poesia. E pure tanta.
Dalle Tre Cime di Lavaredo al Lago di Misurina
Avendo preso al volo l’ultimo autobus, non sono riuscita a sostare a Misurina prima di tornare alla base dove avevo l’hotel (ho recuperato il giorno dopo) ma se sarete stati più bravi di me, il lago di Misurina è una tappa facilmente abbinabile alle Tre Cime, questo perché gli autobus, ogni mezz’ora, arrivano qui prima di proseguire per altre mete.
In autobus è comodamente visibile anche il Lago D’Antorno, a poca distanza dal più noto di Misurina.
Il Lago di Antorno è anche il punto di partenza per il Monte Piana, con il suo Museo della Guerra.
Da Cortina alle Tre cime di Lavaredo in autobus
Dall’Autostazione di Cortina parte il bus numero 30/31 della compagnia Dolomiti Bus verso le Tre Cime, passando per Misurina, come scritto qualche riga più su.
I biglietti sono acquistabili, negli orari di apertura, presso l’ufficio dell’Autostazione oppure a bordo con un sovrapprezzo di 1 euro.
Il prezzo per Misurina è di 2,40 euro. Da qui, si utilizza il biglietto di 4 euro (sempre sola andata o solo ritorno) che consente di proseguire da Misurina per le Tre Cime.