Le case cubiche di Rotterdam sono state una curiosità da soddisfare sin da quando, chissà in quale periodo della mia vita, devo averle viste su qualche rivista o programma televisivo.
Del resto, l’architettura che meno risulta nell’immagine più ordinaria di un edificio, ha sempre catturato il mio interesse. Così deve essere stato per queste case dalla forma cubica che nel decennio a partire dal 1975, il Signor Piet Blom, decise di progettare nelle città di Rotterdam ed Helmond.
Come immaginavo le case cubiche
Non so esattamente per quali ragioni ma, in un gioco di confronto tra aspettative contro realtà, la mia fervida immaginazione mi portava a fantasticare le case cubiche come dritte, piccole e gialle abitazioni, per nulla posizionate su un’ alta base.
Se non fosse per il colore giallo che avevo comunque visto da qualche parte, come già ho accennato, pensavo a queste casette come a un insieme di cubi di Rubik anche piuttosto comode al loro interno, giacché gli spazi da abitare non avrebbero per nulla rispecchiato la spigolosità delle facciate esterne.
Non avevo neanche mai valutato la possibilità che l’opera architettonica di Blom, potesse rendere l’idea di un complesso condominiale dotato di cortili comunicanti tra loro. Insomma, trovarsi di fronte a queste case, mi ha lasciata sorpresa.

Come sono in realtà le case cubiche di Rotterdam
L’idea dell’originale architetto Blom, era di richiamare l’aspetto di alberi di un bosco. Da qui il nome di Kubuswoning e la forma capovolta di cubi sorretti su larghi strati di cemento (non so quanto riesca a spiegarmi bene) come se rappresentassero i tronchi di questa “vegetazione” artificiale.
Il complesso di 39 casette a forma di cubo, si trova nel quartiere di Rotterdam chiamato Blaak, la zona del vecchio porto a poca distanza dal mercato Markthal.
Per sentirsi immersi nel bosco di Piet Blom, salirete su per le scale che danno accesso ai cortili lungo i quali si snodano le porticine di queste abitazioni. Le piante, qui e là, lasciano intuire la cura che viene loro riservata. Come caleidoscopi, la ricerca di spazi che lasciano intravedere i colori del cielo, attraversano geometrie che sembrano cambiare a seconda delle prospettive.
Rifletto su quanto siano stravaganti queste residenze e mi pongo mille domande: saranno storte anche all’interno? Si camminerà stando dritti? Le stanze saranno spigolose e anguste?
C’è solo un modo per trovare risposte adeguate: visitarle.
Visitare una casa cubica
Visitare una casa cubica è certamente il modo migliore per capire come siano disposti gli spazi interni.
Per chi volesse avere un’esperienza completa, sappiate che è possibile dormire in una delle case reinventate in ostello.
In alternativa è possibile accedere al museo Kijk-Kubus, pagando un biglietto dalle 2,50 (tanto avevo pagato io) alle 3 euro (quanto riporta il sito).
Entrarvi farà bene intuire quanto possa essere difficile vivere in una di queste case, non tanto per gli spazi davvero ridotti all’indispensabile, quanto per le difficoltà oggettive date dalla spigolosità degli angoli all’interno dei quali ci si muove. I solai sono bassi e inclinati tanto che credo di aver sbattuto da qualche parte la testa, almeno una volta.
Al primo piano, in unico ambiente, ci sono la cucina e un angolo divano. Salendo su per le scale ci si imbatte nel bagno e nella camera da letto, con tanto di zona studio. Salendo ancora, verso il terzo e ultimo piano, c’è un piccolo salotto adatto, se non fosse una casa-museo, per vedere la TV.
Ho trovato divertente conoscere queste case dal particolare design; certamente è una delle tappe di Rotterdam, da non perdere assolutamente.
Anche io sogno di vedere le case cubiche! Più o meno dallo scorso lockdown quando non so dove ma ricordo di aver letto un articolo in cui parlava proprio dell’ostello che hanno ricavato in una di queste strane abitazioni. Da allora mi piacerebbe dormirci per una notte, o comunque visitarne una per rendermi conto di come sono dentro.