Venezia unica, con le sue calle strette che all’improvviso si aprono su piazze inaspettate, i palazzi specchiati nel mare, l’arte e la storia che la contraddistinguono…
Come è bella Venezia con i suoi sestieri da scoprire, le lenzuola stese sui canali che si insinuano per le vie della città come se le strade, qui, fossero fatte di acqua anziché di asfalto.
In Piazza San Marco i musicisti allietano il tempo dei clienti seduti ai tavolini dei bar. Altri si guardano intorno meravigliati, cercando di racchiudere ogni scorcio in uno scatto fotografico. Quella musica lenta e nostalgica, in sottofondo, rende gli occhi luccichi di tristezza man mano che ci si abbandona all’idea che, prima o poi, tornando a casa, Venezia sarà solo un ricordo.
Venezia è unica, un’emozione che si rinnova a prospettive viste e riviste, come se la si incontrasse sempre per la prima volta.
La città alterna i suoi mille volti con lo scorrere del tempo; il giorno e la notte prima ancora degli eventi del Carnevale o del Festival del Cinema, per esempio.
Al dì vive, scalpita, si anima. Di sera restano la luce fioca delle lampade, le viuzze silenti, le gondole che appaiono dal nulla senza far rumore, come fossero spiriti che si muovono senza spostare neppure l’aria, senza che nessuno si accorga di loro. Di notte Venezia rallenta il ritmo, spegne i motori di barche e vaporetti. E’ Venezia che resta sola con la sua stessa essenza più profonda, come se fosse filtrata di tutto ciò che appare un’aggiunta, quel superfluo che al mattino, lentamente, ritorna a far rumore.
Quanto scriverei di quella Venezia che di solito si conosce da bambini, senza sapere però troppo di lei; la percezione della sua immagine matura con l’età.
Tenterei di raccontarvi della città veneta, cercando di mettere in ordine le sensazioni che prepotentemente si accavallano come se facessero a gara per esser scritte; uno “sturm und drang” da tenere a bada non senza difficoltà.
Venezia, Venezia… Venezia con le finestre dalle forme tipiche, le porticine che danno direttamente sull’acqua, i ponti che uniscono i sestieri, gli squeri dove ritrovano vita le gondole…
C’è la Venezia unica che fa di se stessa un vanto in tutto il mondo e la Venezia degli street artist (vedi Bansky); c’è la Venezia dei veneziani che prendono una pausa da tutto, mangiando cicchetti accompagnati da un bicchiere di Spritz mentre le campane scandiscono il tempo.
E poi c’è la Venezia degli innamorati che posano davanti al Ponte dei Sospiri, quasi a voler dare nuovi significati alla storia che si riscrive ad ogni attimo.
Ho sentito mille emozioni mentre riscoprivo la città veneta da adulta. Scivolavo sulla superficie del Canal Grande su una gondola, alzavo gli occhi passando sotto il Ponte di Rialto, ammiravo Santa Maria della Salute piuttosto che Piazza San Marco, Piazza San Marco piuttosto che ogni altro vicolo in cui svoltare.
Ho riflettuto e mi sono posta mille domande sulla vita nella città veneziana. Mi sono chiesta quanti dei suoi abitanti comprano una barca anziché una macchina. Ho perfino immaginato come deve essere entrare nelle abitazioni quando l’acqua alta ti ha preceduto.
Ho respirato Venezia in un giorno d’estate del 2020 mentre una pandemia si portava via viaggi all’estero, abbracci, sguardi, respiri a pieni polmoni, senza mascherine sul volto. In due giorni Venezia mi ha mostrato la bellezza della mia Italia e ha alleviato il dispiacere di un’attesa fatta di clessidre che aspettano di essere rimesse in posizione verticale affinché il tempo, ad oggi quasi sospeso, riparta, granello dopo granello, attimo dopo attimo.

Città meravigliosa ogni volta che la visitiamo scopriamo uno scorcio nuovo. Unica veramente!
Condivido il tuo pensiero. E’ bellissima Venezia.