Erano anni che sognavo di fare un viaggio in Sudafrica. Negli ultimi mesi avevo perfino sognato di trovarmi davanti ad una spiaggia sudafricana e di poter intravedere, all’orizzonte, un gran numero di balene.

Alla fine le balene non le ho viste e certamente vi sorprenderà sapere che il più profondo Sud dell’Africa non ha mai vantato la presenza della mia curiosità più fervida. Erano altri i motivi per cui ho sempre immaginato il regno africano.

Perché sognavo il Sudafrica
Sin da bambina la mia casa si riempiva di oggetti provenienti dal Sudafrica. Quello zio, fratello di mio padre, lo ricordo sempre con tanto stupore perché, dopotutto, di lui sapevo solo quello che carpivo dai discorsi fatti con i miei genitori o dalle fotografie della famiglia che lui aveva costruito laggiù.
In qualche modo, non ho mai saputo cosa pensasse davvero di me o quanto l’Italia potesse davvero mancargli. Poi, come in un film, ho ricostruito i tasselli che lo riguardavano proprio attraverso questo viaggio, un regalo di mio padre, a dire il vero, con il quale, per la prima volta dopo anni, io e mia sorella siamo tornate a condividere la scoperta del mondo.

Un viaggio molto personale
Non posso assicurarvi che un giorno possiate trovare punti in comune con il mio “viaggio in Sudafrica” giacché è proprio l’affetto e il senso della famiglia che lo riempie, a renderlo speciale e anche molto personale.
I primi giorni ho scoperto Cape Town e i dintorni, da Table Mountan, con i suoi scorci belli da togliere il fiato, fino alla penisola del Capo, tra spiagge circondate di azzurro e simpatici pinguini (inconveniente a parte che racconterò presto).
Nella seconda parte del viaggio ho assaggiato la quotidianità di una normale famiglia sudafricana, dalle vacanze al lago fino alle visite ad ogni casa di amici e parenti potessi immaginare.
Infine mi sono innamorata del Kruger National Park con la sua verde distesa popolata da uccelli mai visti prima, elefanti, giraffe, leoni… e qui, è subentrato il mal d’Africa.

La mia idea del Sudafrica
Il Sudafrica non è stato tutte rose e fiori. Mi ha deluso la percezione di pericolosità che ha quasi costantemente accompagnato i miei passi in quel Paese la cui terra ha lo stesso colore della mia Puglia: polizia apparentemente assente per le strade di città, uomini neri dall’aspetto non salutare che sembravano seguirci come ombre per mendicare anche pochi spiccioli. Alle 18:00 pareva perfino che scattasse il coprifuoco, salvo per la zona del Waterfront, animata fino all’imbrunire.
L’idea di un’Africa lontana dall’apartheid sembra quasi un’utopia: percepivo una insanabile frattura tra bianchi e neri. Questa non è certamente la pura realtà giacché il colore della pelle non è davvero un fattore limitante per i rapporti di amicizia e fiducia reciproca ma la storia, in qualche modo, la si sente riecheggiare specialmente là dove ancora tanta gente vive nelle townships, in attesa che diventino realtà le promesse di un governo che, a dirla tutta, continua a causare discriminazioni anche solo con l’intenzione esplicita di favorire i posti di lavoro purché la precedenza la abbiano proprio i neri.
Nelson Mandela, laddove la storia dell’apartheid finisce, resta comunque un punto di riferimento positivo per tutti.
Alla fine dei conti mi piace la definizione che il ranger del Kruger ha dato del suo Paese: “ricorda, il Sudafrica è Africa light”. E su questo chiuderei il paragrafo delle impressioni.


Il mio itinerario in Sudafrica: cosa vedere e cosa ho visto io
Ho viaggiato in Sudafrica nel mese di novembre. E’ stata la mia prima volta in cui la stagione si sia ribaltata, passando dall’autunno alla primavera inoltrata con sole 12 ore di volo.
Le decorazioni natalizie sotto un caldo sole erano un incanto che ho rimpianto per tutte le settimane successive.
Comincia con Cape Town anche la mia prima volta nel continente africano.

Eccovi il mio itinerario.
Primo giorno: partenza da Roma per Johannesburg e successivo volo per Cape Town.
Secondo giorno: Table Mountain e litoranea da Camps Bay al Waterfront utilizzando il celebre pullman rosso “Hop-On Hop-Off”.
Terzo giorno: Penisola del Capo (stendiamo tuttavia un pietosissimo velo sulla guida nonchè autista per la presente escursione. Ve ne parlerò sollecitandovi vivamente a cercare migliori alternative per visitare la parte a sud di Cape Town).
Quarto giorno: Boo-Kaap, Long Street e V&A Waterfront.
Quinta giornata: secondo tentativo fallito di raggiungere Robben Island per avverse condizioni del mare (i biglietti vengono rimborsati) e piacevole giornata al V&A Waterfront.
Sesto e settimo giorno: partenza per Johannesburg e successivi due giorni ad Hartbeespoort, visitando i dintorni sulla riva del lago e soggiornando in una spendida villa tipicamanente africana. Un sogno!
Giorni 8, 9 e 10: partenza per Malelane alla scoperta del Kruger National Park. In un prossimo post vi scriverò nei dettagli dove abbiamo dormito e quali bellezze non dimenticheremo mai di questa meravigliosa esperienza.
Giorni 11 e 12: visita di Pretoria e tante, tantissime persone che ci hanno ospitato nelle loro case offrendoci sorrisi, racconti e specialità tipiche del posto.
Giorno 13: rientro in Italia.
Note
Il viaggio è stato organizzato in modo che risultasse il meno stancante possibile data la presenza di mio padre, non propriamente un ragazzino.
A Cape Town abbiamo soggiornato presso l’Icon Apartaments – Accomodation Daddy (vedi anche qui), un vero e proprio appartamento pieno di spazio e davvero in una buona posizione (a metà tra il Bo-Kaap e il V&A Waterfront); al piano terra c’è perfino un piccolo supermercato dove comprare cibi e bevande. La proprietaria è stata gentilissima. Assolutamente consigliato!

I dovuti ringraziamenti
Questo viaggio non ci sarebbe stato se non fosse stato per la presenza in Sudafrica della mia famiglia. Ringrazio mio padre che ha finanziato questo sogno (nonostante la sua salute ci abbia fatto seriamente preoccupare), mia sorella che ha condiviso con me ogni esperienza del viaggio ma, soprattutto, ringrazio i miei cugini e le loro famiglie per averci fatto sentire a casa tra mille sorrisi e un’accoglienza strepitosa. Grazie.
Thanks for all Vito and Jolanda.
Now a violin is playing!






Tiziana, aspettavo il tuo primo post su questo incredibile viaggio. Amo come riesci a dipingere con le parole le storie. Un vero talento il tuo. Non mi sorprende quanto scrivi sull’Aparheid che, da quanto leggevo recentemente,non ha mai abbandonato questa parte di Africa. Ma ciò che ho amato davvero è che si percepisce già come l’amore familiare sia stato il filo conduttore del viaggio
Che belle cose che mi hai scritto Simona! Si, è stato proprio un viaggio speciale il mio ! Per quanto ci siano cose che mi hanno delusa (mi riferisco soprattutto alla percezione di pericolo che ho costantemente provato), auguro a tutti di avere la fortuna di vivere un viaggio come il mio, fatto di parenti e amici che ti ospitano e ti fanno sentire a casa.
Tiziana mi presenteresti Vito e Jolanda? 😛 Che meraviglia vedere questa parte di mondo attraverso i tuoi occhi e le tue parole! Mi associo al commendo di Simona, hai un vero talento nel trasformare anche un discorso delicato in poesia!
Detto questo aspetto con molta curiosità il racconto del safari e maggiori dettagli su quel lodge pazzesco!!!!! *_*
W i papà! 😉
Ma grazieeee! Allora sono una poetessa! 🙂
Ma si, io te li presenterei volentieri appena ci fosse occasione. E il kruger…ora capisco tutto l’innamoramento di mia sorella per il Kenya (leggere i post a riguardo per capire). E’ davvero incredibile quanto sia bella la natura in libertà. E certo che poi scriverò anche di quel lodge, sensazionale per la posizione di fronte alla parte più a Sud del Kruger. Una emozione dopo l’altra che mi davvero entusiasmata!
E si, viva i papà!