Se aprissimo un libro di antropologia potremmo perderci tra decine e decine di culture e probabilmente ci domanderemmo se non sia la nostra a risultare strana, incoerente, inesatta. Perché, non c’è niente da fare, siamo diversi e chiusi nel nostro tempo e nel nostro spazio di vita.

Certo, possiamo pensarla in maniera differente, avere comportamenti e abitudini propri della cultura in cui siamo cresciuti ma quello che è straordinario è che a dispetto di tutto, il linguaggio “universale”, fatto di emozioni basiche, gesti ed espressioni facciali, comuni a tutti gli essere umani del mondo, ci consente di possedere le chiavi per poter comunicare, in qualche modo, ovunque noi siamo.
Capita che se ne parli in una sera come tutte le altre, di quelle dove basta un cellulare per accorciare la non indifferente distanza che separa me e mia sorella.
Ricordate il suo viaggio in Kenya? Ci sono ancora diverse cose che non vi abbiamo raccontato. Dell’incontro con i Masai, per esempio. In questo post scritto a quattro mani vi spiegheremo chi sono, dove vivono e quali sono le loro abitudini.

Nel regno del Re Leone: visitare un villaggio Masai
E’ in occasione di un’escursione che la sorellina attratta dal continente Africa, fa visita a un villaggio Masai sebbene a Malindi non sia raro incontrare qualcuno fare la guardia fuori dagli hotel o dalle case dei ricchi africani.
Il mezzo a quattro ruote si muove deciso tra la terra rossa incrociando prima dei ghepardi e poco più in là un pastore masai con il suo gregge di pecore al seguito.
Entriamo nel loro mondo con discrezione, timore e stupore.
Pensare di riuscire a vivere nella Savana, talmente imponente da farci sentire piccoli, è un’idea che affascinerebbe e spaventerebbe allo stesso tempo chiunque ma non loro, i Masai. Conoscono bene il mondo in cui vivono e sembrano sicuri di poterlo dominare come qualunque uomo penserebbe di vincere sulla natura, anche se poi sappiamo che questa sa anche ribellarsi.

A casa dei Masai
Sappiate che al mondo esistono solo una quarantina di tribù Masai divisi tra Tanzania e Kenya.
Questi ospitali gruppi di uomini e donne vivono in case piccine fatte di sterco di mucca e fango senza nulla di ciò che noi definiremmo arredo. “E dove dormono?” vi starete chiedendo. Semplice, per terra.
Pentole e fornelli dimenticateli a casa. Qui accendono il fuoco con le mani e si cibano di carne e prodotti derivanti dalla loro attività di pastori e agricoltori. Non mangiano pesce e come in una scena vista nel film di Baaria, bevono il sangue di animali, considerato ricco di proteine.


Se in Tanzania gli abiti tradizionali sono del colore blu, in Kenya è il rosso a vestire la scura pelle dei Masai. Le grandi stoffe rosse vengono acquistate mentre gli oggetti e le scarpe in cuoio sono prodotte dagli stessi abitanti del villaggio.
Generalmente hanno i lobi delle orecchie lunghe e per tradizione si privano di uno dei denti centrali dell’arcata inferiore.

Le abitudini
Come da accordi con il Governo, i bambini frequentano una piccola scuola sebbene siano gli stessi Masai a occuparsi della loro formazione, così da non correre il rischio che la cultura vada persa.
I piccoli allievi imparano a leggere, scrivere e studiano le piante e il comportamento degli animali. A questo proposito aggiungiamo che è proprio con le piante, di cui evidentemente conoscono bene i principi, che dicono di curarsi.

Il concetto di tempo invece è molto differente dal nostro. Non sanno quale anno o quale giorno della settimana sia. Anche per questo non conoscono la loro età e conseguentemente non hanno neanche documenti d’identità. Gli unici riferimenti con cui identificare il tempo che scorre sono il sole e le stelle, oltre alla percezione stessa della vecchiaia e della giovinezza.

L’ amore al tempo dei Masai
I Masai credono nel loro dio, identificano l’uomo che salta più in alto come il più potente e vivono felici.
Le donne coltivano fuori dalle loro case mentre gli uomini vanno a caccia anche per più giorni di seguito.

Prima di sposarsi e come rito di iniziazione, intorno ai 15 anni di norma l’uomo uccide un leone usando la sua lancia (tradizione, questa, che non sappiamo se effettivamente sia scomparsa).
Sebbene alla donna non è consentito tradire, al maritino basta un cenno fatto con il bastone per diventare “infedele”.
Proposte di matrimonio possono arrivare anche a voi, belle turiste, come è successo alla mia sorellina.
Non si fanno troppi problemi se non siete Masai e a dirla tutta c’è già stato un italiano che ha sposato una Masai mentre in un altro caso è stata una donna a cedere al fascino di un componente di una tribù. La sua storia ha perfino ispirato un film dal titolo “La Masai bianca”.
E voi, riuscireste a resistere al fascino Masai? 😉
Le fotografie sono di mia sorella come pure i contenuti del testo.
AHahhahaha I masai sono boni e possenti.ahahah.bello l’articolo.sei la n.uno!
Hanno gli occhi intensi. Sarà che ipnotizzano alla “Scasella maniera”. Grazie. Sono contenta che ti sia piaciuto. Eh ma vedi, son belle anche le foto! 😉
Le foto sono davvero intense! Avete fatto una bellissima descrizione dei Masai e delle loro tradizioni, anche se mi sconvolge che si tolgano un dente.. ?
Non sono mai stata in Africa, ma so che sono queste le visite che mi piacerebbe fare, per provare a capire qualcosa di più di questo continente e soprattutto delle persone.
Mia sorella è proprio innamorata di questo continente. Trova emozionante il contatto con la natura ed entrare nelle abitudini dei Masai l’ha trovata un’esperienza indimenticabile. Chissà entro la fine dell’anno che io non possa aggiungere ai racconti, quelli di un altro Paese non troppo distante dal Kenya 😉
Resistere ad un Masai? Chissà! Sicuramente i loro abiti hanno colori ai quali non so mai resistere!
Quello che più mi ha colpito è il loro sguardo e i loro sorrisi!
Hai visto che sguardi intensi? E che sorriso? E che muscoli? Sulle abitudini…bè, lì il fascino potrebbe cascare. Sono troppo comodona per rinunciare alle…comodità 😉
Che esperienza sposar…ehm incontrare un Masai, li ho sempre idealizzati come un popolo guerriero. Forti e indomiti.
Sul tradimento mi è crollato un mito però…credevo che fossero fedeli come i falchi e come i lupi che nella vita scelgono un compagno/compagna con cui arrivare fino alla morte. Non sapevo della storia dei colori. Ora nelle foto posso distinguerli in base al colore tribale 🙂
Complimenti al racconto di tua sorella 😉
Hai visto la sorellina? Peccato che lei sia a favore del “tramandare oralmente”. Mi risparmierebbe la fatica a scrivere :). Loro fedeli… no però hai visto che per la propria donna farebbero le feste al leone? 🙂
Ora tutti a vedere il film eh! 😉
L’Africa ci affascina tanto e leggere racconti come il tuo invoglia ancora di più a scoprirla!
Mia sorella consiglia vivamente il Kenya pure a me, pensate voi. Come dicevo più su spero vivamente entro la fine dell’anno di riuscire a realizzare un travel dream in questo continente. Ciao ragazzi. 😉
Fammi capire, come è mai possibile che non conoscessi questa storia incredibile? Allora, se Roberta legge, bene, altrimenti riporta le mie testuali parole: accetta, così io e Tizzi facciamo da damigelle e, con la scusa, visitiamo il Kenya!!!
Hai capito che storia…
E poi, la bellezza incredibile delle tradizioni che ogni paese riserva. Ma quanto è bello viaggiare? Quante sorprese ci dona?
Un bacione,
Claudia B.
Ahaha. Le dico di leggere questo commento.
E’ vero, viaggiare è meraviglioso. Peccato solo che costi.
Eppure lo diciamo sempre, facciamo volentieri i sacrifici per poter vedere il mondo 😉