A scuola, in un lontano inverno durante la lezione di francese…

“Leggi tu” disse la prof. E al legger quella frase “Voulez-vous passer devant le cinéma?“, lei, figlia della Puglia non poté fare a meno di pronunciare “Vù passè nanz o cènm?” che altro non era se non una frase puramente dialettale.

Rido ancora adesso, sebbene non sia io la protagonista di quest’aneddoto realmente accaduto.

La verità è che prima di essere italiani, dentro siamo un vocabolario di parole dalla pronuncia strettamente locale.

I dialetti sono un patrimonio e se fate attenzione noterete non poche differenze tra quelli parlati in due comuni che non distano nemmeno troppo tra loro.

Il dialetto è la storia che avanza pur restando immutata nel tempo. Ed è la dimostrazione di quanto si sia attaccati alla propria terra. Attenzione solo che non diventi espressione di cafonaggine.

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Il dialetto pugliese

 

Quando ancora non immaginavo che dopo qualche anno avrei aperto un blog, scrissi su un block notes alcuni dei progetti che mi sarebbe piaciuto realizzare. Tra questi c’era proprio il sogno di andare alla scoperta dei vari dialetti pugliesi. Avrei raccontato quanto il salentino sia diverso dal barese e quanto il barese abbia delle differenze da quello foggiano. Ovviamente non dimentichiamo le altre province.

U cane scaldate se pigghie a paiure pure de l’acqua frèscke

(il cane scottato ha paura anche dell’acqua fresca)

 

Il dialetto è uno straordinario aspetto della cultura locale. Il napoletano, riconosciuto in tutto il mondo per la sua importanza, ne è un prezioso esempio.

Forse è per questo che nelle Stories di Instagram spesso vi delizio con frasi dialettali tipiche della mia zona.

Prima di andare alla ricerca dei dialetti locali di ciascuna provincia pugliese, vi lascio con un estratto di Zelig. Trovo sia esaustivo per comprendere che c’è una sostanziale differenza tra le parlate dei miei corregionali.

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The Apulian dialect as character of a region

 

At school, in a morning in winter, during a French lesson …

“You read it,” said the teacher.

And reading that phrase “Voulez-vous passer devant le cinéma?” She, daughter of Apulia, could not help but say “Vù passè nanz or cènm?”, which was a purely dialect version.

I still laugh, even if I’m not the protagonist of this fact.

The truth is that before being Italian, we are a vocabulary of words in dialect.

Dialects are a heritage and if you are careful you will notice differences between those spoken in two towns not far from each other.

The dialect is a demonstration of how much people are linked to their land.

It’s the “first language”, provided, however, that it does not become expression of vulgarity.

When I still didn’t imagine that after a few years I would open a blog, I wrote on a notebook some of my projects, as the dream of going to the discovery of the various Apulian dialects. I would have told how much that of Salento is different from those of Bari or Foggia.

Dialect is an extraordinary aspect of local culture as for the Neapolitan that is recognized all over the world for its importance.
Maybe that is why on the Stories of Instagram, I often explain dialectical phrases typical of my area.

Before I go to the search for the local dialects of each province of my  land, I leave you with a video, an extract from Zelig. I think it’s exhaustive to understand that there is a substantial difference between the dialects of my Apulia.

7 Replies to “Il dialetto pugliese come carattere di una regione”

  1. Oddio che ridere la tua compagna di classe ??? Pensa che noi in Piemonte siamo molto avvantaggiati con il francese, al punto che mia madrina quando va in Francia parla proprio Piemontese perché secondo lei “tanto è la stessa cosa”…
    Scherzi a parte, i dialetti sono un patrimonio culturale incredibile: basta pensare alle parole che esprimono una certa cosa e per le quali manca un termine equivalente in italiano.

    1. Infatti poi ci si accorge di quanto i dialetti abbiano molto in comune con le altre lingue europee. E lì mi viene da pensare che, dopo tutto, siamo figli degli antichi romani che il latino lo portarono un pò ovunque.
      Il Piemonte poi non sta appiccicato alla Francia? In un tempo passato dovevano essersi influenzati Italia e Stato confinante.
      A proposito di Piemonte. Sono mesi che ci penso: mi piacerebbe molto vedere Torino.
      E ora, vado a farmi una chiacchierata in dialetto.
      Ciao Silvia.

  2. Allora sarà una rubrica fissa? Ce bèll! L’ho scritto bene? 😉
    Che tristezza al pensiero che un giorno i dialetti scompariranno. Credo che la nostra sia una delle ultime generazioni ad aver avuto la fortuna di ascoltare dal vivo il dialetto dai nostri nonni.
    Cosa fa adesso la tua compagna di scuola? Scommetto che fa l’assistente traduttrice alla Sorbona hahahhah! 😛

    1. Una rubrica incostante, direi, che ogni tanto porto sulle Instagram Stories, dove mi diverto a contestualizzare le frasi con esempi pratici.
      Ma pensi davvero che il dialetto rischi di scomparire? Da me lo parlano pure i bambini!
      Ah, sulla compagna di scuola ne abbiam parlato! Si, le hanno dato proprio la laurea ad honorem. 😉

  3. Vero Tiziana, il dialetto è forse la nostra prima lingua, quella che impariamo dai nonni, quella che ci lega all’infanzia. Ammetto che io, al contrario, sono una grande sostenitrice dell’italiano, forse perché mi infastidisce quando i miei suoceri (le rare volte in cui li vedo) capita che si esprimano in dialetto, soprattutto se ci sono dei parenti dalla Puglia. Ed io che non capisco una mazza, trovo brutto insistere a parlare in dialetto, quando una persona non capisce. Per cui tendo ad imbufalirmi.
    Nel senso che, per parte mia, non mi permetterei mai di parlare in dialetto romagnolo in presenza di persone che non possono capirlo, magari quando si è a tavola tutti insieme.
    Ma ammetto anche di amare le tue stories su Instagram, mi spezzo dal ridere, soprattutto nelle scenette che preparate con Domenico. Siete grandi!!!!!
    Baci,
    Claudia B.

    1. Ti capisco. Se mi metto nei tuoi panni mi vedresti con gli occhi sgranati a tentare di capire. Considerato che i dialetti cambiano anche da paese a paese, io stessa a volte rimango basita.
      Non ne parliamo poi se a parlare nella lingua d’origine, si finisce col diventare cafoni.
      Son tante le parentesi che potremmo aprire. Io, il più delle volte, ne sono affascinata. Ah, sono contenta di riuscire a fare un pò la simpaticona su Instagram.
      Baci!

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