Vi racconterei di viaggi lunghi e faticosi compiuti da viaggiatori speciali: balene, delfini, tartarughe marine…
Tuttavia, oggi scriverò di insoliti viaggiatori: oggetti perduti, giocattoli e, perché no, bottiglie contenenti messaggi scritti su pezzi di carta arrotolata su se stessa, come nei migliori film.
Viaggiano per mare e seguono il percorso tracciato per loro dalle correnti marine.
Tra i più celebri e insoliti viaggiatori, ci sono le trentamila papere gialle conosciute con il nome di Moby Ducks.
Nel lontano 1992 finirono disperse nelle acque dell’Oceano Pacifico a seguito del naufragio della Ever Laurel, il cargo che doveva portarle da Hong Kong agli Stati Uniti.
La loro odissea fu seguita dagli studiosi, interessati a saperne di più sui movimenti delle correnti.

Pare che i giocattoli siano il più frequente genere di “viaggiatore” della categoria “gli insoliti”.
Solo pochi giorni fa, un portacontainer danese, il Munkebo Maersk, ha perso in mare migliaia di ovetti, di quelli contenuti a loro volta, per intenderci, nelle piccole uova di cioccolato.
I colorati naufraghi sono approdati sull’Isola tedesca di Langeoog e prontamente i bambini si sono impegnati per aiutare a ripulire la spiaggia.

Anche i Lego tra gli insoliti viaggiatori
Se trovate pezzi di Lego tra la sabbia, potrebbero essere quelli appartenuti al container che nel 1997 finì lungo le coste della Cornovaglia.
Supponendo che uno dei celebri mattoncini sia finito tra le vostre mani, piuttosto che nella pancia di un abitante marino, segnalatelo sulla pagina facebook Lego Lost At Sea.
Se fossi dirigente della Lego, comunque, non andrei troppo fiera dei ritrovamenti di questi pezzi di plastica. Il danno ambientale non è certamente di poco peso.
A proposito di danni.
Si chiama Pacific Trash Vortex e, più che il luogo di approdo degli oggetti dispersi in mare, è il vero e proprio prodotto dell’accumulo di rifiuti in plastica, grande, pare, quanto il Texas.
Un’isola nel mezzo del Pacifico che, volendo, potreste far diventare la vostra prossima meta di viaggio (non prendetemi sul serio).

Va anche detto che c’è pure chi sfrutta le correnti e la plastica finita in mare.
Il progetto Ocean CleanUp, del giovane olandese Boyan Slat, ha l’obiettivo di ripulire il mare proprio a partire dalle zone di concentrazione della plastica finita tra le onde.
Sarà meno ambizioso ma pur sempre ricco di buone intenzioni, l’impegno di persone che raccolgono e riciclano gli oggetti di plastica che vengono rinvenuti in mare e sulle spiagge.
L’azienda spagnola Ecoalf, per esempio, realizza indumenti di qualità a partire dai rifiuti raccolti nel Mediterraneo.
Anche l’olandese Diederik Schneemann, con il suo progetto A Flip Flop Story, si è posto l’obiettivo di creare oggetti di design riciclando le infradito approdate sulle coste del Kenya.
Approfittate delle giornate di burrasca per fare una passeggiata sulle spiagge. Noterete certamente una marea di oggetti lasciati sulla sabbia delle onde.
Sarebbe più curioso ritrovare misteriosi messaggi chiusi in bottiglia, come pare possa accadere ancora oggi. Ma pure oggetti persi involontariamente da gente comune (in questi casi sappiate che è illegale appropriarsene)
Al di là del paciocchino ritrovato scavando sotto la sabbia, io trovo generalmente malandate bottiglie di plastica prive di qualsivoglia bigliettino.
Non preferite una paradisiaca spiaggia senza rifiuti? Perché questo sia possibile fate la vostra parte, non abbandonate i vostri rifiuti.
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Unusual travellers
I would tell you about long and tiring travels of special travelers: whales, dolphins, sea turtles …
However, today I will write about unusual travellers: lost objects, toys, and why not, bottles containing messages written on pieces of paper rolled up, as in the best movies.
They travel by sea and follow the sea currents.
Among the most “unusual travelers” there are thirty thousand rubber ducks (called Moby Ducks), dispersed, in 1992, in the Pacific Ocean because of the shipwreck of the cargo Ever Laurel, while it was sailing from Hong Kong to the United States.
Their odyssey was followed by researchers, interested to study the movement of the currents.
It seems that toys are the most common kind of “unusual travellers”. Just a few days ago, a Danish container, the Munkebo Maersk, had lost thousands of colorful eggs, those contained in turn in the small chocolate eggs. The colorful castaways have landed on the German island of Langeoog. Children helped to clean the beach.
If you find pieces of Lego on a beach, they could be those of the container that was found on the coast of Cornwall, in 1997.
You can report your discovery on the Facebook page Lego Lost At Sea.
However, if I was manager of Lego, I’d not be proud of to find these plastic pieces because it remains the environmental damage.
Speaking of damage.
It’s called Pacific Trash Vortex and it’s the island made of all objects lost at sea.
This accumulation of waste is as large as Texas. Your next travel destination could be here, to this island in the middle of the Pacific (don’t take me seriously).
But it must also be said that there is those who exploit the movement of the currents and the plastic lost overboard.
Through the Ocean CleanUp Project, the young Dutch Boyan Slat, try to clean up the sea just starting from the areas where the plastic is concentrated.
Waste recycling is equally ambitious. The Spanish company Ecoalf, for example, produces quality clothing, using waste collected in the Mediterranean. Even the Dutchman Diederik Schneemann, with his project A Flip Flop Story, has the aim of creating design objects, by recycling of flip-flops recovered on the Kenyan beaches.
After days of the storm, walk on the beaches. Maybe you’ll see a lot of objects, left on the sand by the waves.
It would be curious if you found a bottle with a mysterious message or things unintentionally lost by someone (remember that it’s illegal if you try to possess it).
I frequently find battered plastic bottles.
Don’t you prefer a heavenly beach garbage-free? So, do your part. Don’t abandon your waste.
Tiziana questa cosa è davvero curiosa! Oddio, dopo aver studiato le Maldive e il problema rifiuti, mi viene voglia di mettere le mani nei capelli ogni volta che ci penso.
Però è singolare l’idea di ovetti e paperotte che viaggiano in mezzo mondo!
Apprezzo molto di più l’idea delle aziende che cercano di sfruttare ciò che inquina, per ridargli nuova vita. Sarebbe bello se lo facessero in tanti, invece di limitarsi ad inquinare.
Tra l’altro la notizia di quella sorta di isola di rifiuti in mezzo al Pacifico è da brivido. Stiamo davvero ammazzando il nostro mondo 🙁
A presto Tizi, bella l’idea di questo post ?
Claudia B.
Grazie per averlo apprezzato. Sono quei fatti che, sentiti qua e là negli anni, mi sono rimasti impressi tanto fossero curiosi e allucinanti al tempo stesso. La questione delle paperelle l’ho scoperta grazie ad un carro del Carnevale di Viareggio, pensa tu. Hanno viaggiato in mare per anni. Magari qualcuna è ancora in viaggio. In un’ altra occasione, ho visto in TV il racconto di alcuni ragazzi che denunciavano quanto grave fosse la presenza di piccole parti fatte in plastica. Sono quelle che con più probabilità finiranno nella pancia della fauna marina, che le scambia per cibo. Se penso a quanto il mondo sia sulla strada del non ritorno… ho i brividi.
Ciao Claudia
Quindi l’assioma è: viaggia più la plastica che un povero travelblogger squattrinato!
Comunque la storia della nave naufragata con le paperelle di gomma davvero non la sapevo, vista la notevole e massiccia presenza mondiale di questo oggetto ho pensato più ad un’invasione aliena sotto copertura! 😛
Non ne parliamo dell’inquinamento và, spesso mi viene da pensare se il punto del non ritorno lo abbiamo già raggiunto o manca davvero poco.
Come in tutte le cose, sarà quando avremo distrutto tutto che rimpiangeremo il nostro pianeta. La cosa positiva è che io non la vedrò la distruzione totale.
Anche per questo ho deciso di non avere figli.
E nooo! E la specie della famiglia Orsi non la si fa prosperare? Detto da una fobica degli ospedali, ti auguro di cambiare idea. Magari le generazioni future potrebbero salvarlo il mondo. Fino ad allora credo che si, alla “munnizza” saranno concessi diversi biglietti gratuiti per esplorare oceani, boschi, pianure, città…
Oppure con la munnizza ci vestiremo. Già lo facciamo. Chissà cosa era il mio maglione prima di diventare tale!
Ciao Daniela! 🙂