Ci sono muri e muri. Ci sono muri da dipingere e muri da fare crollare, come dice Jovanotti.

Lorenzo Cherubini concentra in una pagina fatta di note e parole, quello che penso sui muri.

“A me i muri non mi sono mai piaciuti
o meglio
non mi sono mai piaciuti nella funzione
per la quale sono stati costruiti
mi piacciono i muri
da arrampicarcisi
da farci dei disegni
da farci rimbalzare la palla

(da “Il Grande Boh!” di Jovanotti)

 

Non capisco che senso abbia costruire muri per separare le persone, le famiglie, gli innamorati.

Non capisco che senso ha il ricordo degli errori della storia, accompagnato dal falso proposito del “Mai più”.

A me piacciono i muri abbandonati, quelli cui fanno caso solo gli street artist perchè almeno lì nessuno romperà loro le scatole se li imbrattano con il colore e il pensiero.

Mi piacciono i muri creati con i libri che almeno sono utili e li puoi spostare a seconda di quello che scegli di leggere, a seconda di come credi che stiano meglio disposti, a seconda della categoria narrata.

Vero, mi piacciono i muri da usare come un amico che ti passa il pallone quando non c’è nessuno per giocare a palleggiare.

Mi piacciono i muri della pace, quelli che mi incuriosiscono, quelli che hanno il campanello e al di là c’è sempre chi ti accoglie e ti lascia scoprire come ha arredato il suo piccolo mondo.

Il “muro di John Lennon” , Praga

Mi piacciono i muri che stanno aperti per lasciare entrare chi cerca protezione, casa, serenità. Mi piacciono i muri che ti fanno passare oltre senza chiederti nulla, convinti che la terra al di qua e al di là, è di tutti perchè tutti siamo nati sulla stessa Terra.

Mi piacciono i muri che sono sinceramente pentiti degli errori fatti e sanno urlare al mondo quanto ci credono al buon proposito del Mai Più.

East Side Gallery, Berlin

Mi chiedo come possano non piacervi questi muri. Mi chiedo perché preferite quelli  chiusi da non lasciarci passare nemmeno un bambino. Quelli che separano il mondo che invece è un’unica Sfera nell’Universo.

Mi chiedo perché c’è chi crede di essere talmente al di sopra da decidere chi può stare al di qua e al di là del muro.

Mi chiedo perché c’è chi celebra invano il Giorno della Memoria. Chi guarda un film narrante gli errori passati e piange, fingendo di crederci a quel proposito del Mai Più.

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Siamo tutti al di qua e al di là di un muro e tutti, prima o poi, abbiamo bisogno di passarci attraverso, chi per diletto chi per sopravvivere.

I muri costruiti per dividere le persone e nascondere storie proprio non mi piacciono. Rendono l’uomo sadico, indifferente al pianto che sta al di là.

Mura di mattoni, di pietra, di cemento, di filo spinato. Mura di parole. Mura di uomini.

Sono muri costruiti da chi ha paura degli altri, muri invisibili talvolta, come la corazza che un solo uomo sa avere attorno a se stesso.

Preferisco i ponti. Quelli mi piacciono.

Voglio credere ai Giorni della Memoria ma non credo a chi ricorda pagine di storia per finzione.  Sarebbe come credere a un poeta che canta l’amore senza conoscerlo. Io dei falsi poeti non mi fido. Continuo a vedere muri. Al di là, pare, ci sono file di persone che lasciano un segno del loro passaggio su neve che prima o poi dovrà sciogliersi, cancellando il ricordo dei loro passi.

“Il pensiero non lo puoi murare
…il pensiero è duro
è cielo puro
e sta di qua e di là dal muro “

(Il Muratore, Jovanotti)
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What I think about the walls 

There are walls and walls.

There are walls to paint and walls to tear down, as Jovanotti sings.

In his page made of words and musical notes, there’s what I think about the walls.

“I never did like the walls
or rather
I never did like for the function
for which they were built 
I like the walls
where you can climb up
draw
bounce a ball

(drawn from “Il Grande Boh!” by Jovanotti)

 

I don’t understand the sense of the walls that divide people, families, lovers.

I don’t understand the sense to remember the mistakes of the past with the intention of not repeat them. “Never again” they say.

I like the abandoned walls, those where street artists can draw with colors and thoughts.

I like the walls of books that at least are useful and you can move them like you prefer.

It’s true, I like the walls to use as a friend to play ball.

I like the walls of peace.

I like the walls that are open for everyone seeking protection and fleeing persecution.

I like walls that are truly sorry for the mistakes made in the past. 

I wonder why you don’t like these walls. Maybe you prefer the walls that are closed even to a child. 

I wonder why some people believe to be above so they decide who can go beyond the wall.

I wonder why there is who celebrates in vain a Memorial Day. They don’t believe in the good regard of “Never again”.

We are all on this side and beyond the wall and we all need to go beyond it, sooner or later.

I don’t like the walls built to divide people and hide their stories. They make a man sadistic, indifferent to the cry that is beyond.

Walls made of brick, stone, concrete, barbed wire. Walls made of words, made of men.

Walls built by those who are afraid of the other, invisible sometimes, like the armor that just one man has around himself.

I prefer the bridges. I like them.

I want to believe in Memorial Days but I don’t believe those who pretend to remember pages of history. It would be like believing in a poet who sings the love without knowing it. I don’t trust the false poets. I still see walls. Beyond, it seems, there are people who leave a mark of their passage on snow that sooner or later will melt away, erasing the memory of their steps.

“”The thought, you can’t close it in the walls
The thought is hard
it’s pure sky
and it’s on this side and beyond the wall”

(Il Muratore, Jovanotti)

 

 

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