Le favole ce lo insegnano sin da bambini: il male e il bene convivono come due facce della stessa medaglia.

Il male ci scuote, ridesta le coscienze o le tiene ingabbiate in patetiche convinzioni.
Il bene fa miracoli, meravigliosi miracoli.
Ancora una giornata assurda quella del 19 dicembre. A pochi giorni dalla frenesia del Natale, tra luci e speranze, si riaffaccia l’incubo degli attentati, quelli legati a matrici che professano di agire in nome di un loro dio.
Non voglio compiere l’errore di fare di tutta un’erba un fascio. Non voglio cadere nel pregiudizio per cui essere musulmano significa poter diventare un potenziale terrorista.
Piuttosto credo che il male è ovunque, nelle nostre città, nelle nostre case, perfino dentro ciascuno di noi.
Il male è il frutto di un precario equilibrio su cui reggiamo. Basta poco per cedere alla tentazione. Bastano l’infelicità, le delusioni, l’insoddisfazione.
Oggi ci fa paura il terrorismo ma a me, per intenderci, spaventa la strage di donne che ogni giorno, ogni santo giorno, si ripete in un Paese Occidentale, per mano di un Occidentale.
Nessun gesto frutto del male è giustificabile ma se avessimo solide basi su cui poggiare quel “precario” equilibrio dell’animo di ognuno di noi, probabilmente ridurremmo il rischio di sentirci infelici.
Il pensiero riportato dai media è quanto si possa vivere all’insegna del terrore: evitare i luoghi affollati, evitare i Paesi mediorientali anche se non sono direttamente coinvolti in guerre, evitare di viaggiare, evitare di andare ad un concerto, evitare di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Voglio credere che un mondo migliore esiste davvero.
Voglio credere che il bene esiste a prescindere dalla cultura di appartenenza, dalla religione che si professa.
Che un mondo migliore esiste davvero, me lo ricordano le parole scambiate con la gente di Giordania, i gesti buoni dei thailandesi, l’aiuto disinvolto dello sconosciuto quando sei in panne con l’auto, le anziane signore che sanno essere nonne di tutti, il ragazzo francese che viaggia insieme a te per aiutarti a fare i cambi giusti nel percorso in treno.
Il mondo migliore esiste ed è negli occhi di tanti sconosciuti pronti ad aiutare, dal volontario alla persona che incontri per strada mentre va al lavoro.
In quella parte di mondo migliore c’è ancora chi crede che siamo tutti uguali, indipendentemente da quello in cui si crede.
Nel mondo migliore c’è chi non giudica chi in testa ha un velo, chi va in giro con i capelli blu, chi entra in chiesa piuttosto che in una moschea.
Credo alla gente felice, alla gente curiosa di conoscenze, a chi sa fare di una canzone lo stesso cielo per tutti, di una gara sportiva l’occasione per essere insieme.
Credo all’universalità delle espressioni facciali, all’esistenza dei neuroni a specchio, capaci di farci condividere emozioni, alla capacità di comunicare di mani e sguardi.
Credo al potere della felicità e al fatto che siamo tutti di passaggio.
Credo a chi sa usare le differenze culturali per arricchire il proprio animo.
Io sono “per un mondo migliore”.
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I’m “for a better world”
Ever since we were kids, the fairy tales teach us that the good and evil coexist as two sides of the same coin.
The evil shakes us, awakens the conscience or keeps it caged in pathetic beliefs.
Love works wonders, wonderful miracles.
On 19 December,a few days before Christmas, there was another absurd day. Again
the nightmare of the attacks, at the hand of who profess to act in the name of their god.
I don’t want to generalise. I don’t want to fall into the prejudice that every Muslim can be a potential terrorist.
Rather, I believe that evil is everywhere, in our cities, in our homes, even in each of us.
The evil is the result of a precarious balance on which we maintain ourselves. It’s so easy to give in to temptation; unhappiness, disappointment, dissatisfaction.
We fear terrorism as we fear the massacre of women, something that happens in a Western country, at the hands of a Western, every day, every single day.
There’s also another thought: how can we live in a climate of terror? Maybe we should avoid crowded places, avoid the Middle Eastern countries although they are not directly involved in wars, avoid traveling, avoid going to a concert, avoid being in the wrong place at the wrong time.
There is no justification for evil but if we have solid foundation on which to rest the “precarious” balance of each of us, probably we could reduce the risk of feeling unhappy.
I want to believe that the world wants and can be better.
I want to believe that good exists, regardless of the culture and religion.
A better world really exists. I know this, thanks to the words exchanged with the people of Jordan, to the good gestures of the Thai people, to the help of an unknown man when the car breaks down, to the old ladies who can be grandmothers of all, to the French boy who travels with you to help for not lose the right way.
The better world exists and it’s into the eyes of good people: a volunteer or a person that you meet on the street while he’s going to work.
In that part of the better world, there are still those who believe that we are all equal, regardless of what they believe.
In the better world, there are those who don’t judge if you wear a veil,if you have blue hair, if you go to the church rather than a mosque.
I believe in the people who are happy, in those who are hungry of knowing, in those who can make an unique sky for all with a song or with the competitive sports.
I believe in the universality of facial expressions, in the existence of mirror neurons, capable of making us share emotions, in the ability to communicate through hands and eyes.
I believe in the power of happiness and in the fact that we’re all just passing through.
I believe in those who know how to use cultural differences to enrich their soul.
I am “for a better world.”
Ciao Tiziana io invece spesso mi chiedo se tutta questa morbosità nei tg, nei talk, nei #preyfor ecc non faccia da cassa di risonanza per tutto questo “male” inteso come femminicidio/terrorismo/violenza &Co.
Il messaggio che ormai passa è questo:
Uccido-nego-mifaccioqualcheanno-esco-facciointerviste-diventofamososuisocial”
Il male è ovunque, è innegabile e CREDO che non debellarlo sia una cosa voluta.
Oggi ci sono strumenti con cui si controlla anche quante volte si entra in bagno e secondo te non riescono a prevedere gli spostamenti di gente intenzionata ad ammazzare centinaia di persone?
Non ultima la storiella del terrorista ucciso PER CASO nel nostro territorio. Davvero c’è stata tanta incompetenza e incapacità a farlo muovere così liberamente?
Io non ci credo perchè se davvero così fosse stiamo inguaiati forte!
Scusa lo sfogo…ti abbraccio! 🙂
In effetti me lo chiedo anch’io. Forse i documenti falsi, le informazioni esatte per sviare i controlli, gli agganci giusti…
Il male è ovunque tanto quanto la corruzione, che sembra fare meno paura e che addirittura è nascosta ma ben diffusa. Un pò come il film di Pif, volenti o nolenti, le nostre vite si lasciano influenzare da eventi e situazioni con cui pensiamo di non avere nulla a che fare.
Nonostante tutto voglio credere alla famosa goccia nel mare. Voglio essere una goccia tra tante che fanno un oceano. Una goccia nel deserto, più rara… bè, quella mi piacerebbe ma non credo proprio di essere una santa.
Grazie per aver lasciato il tuo sfogo-pensiero. Ciao Daniela.
Post ricco di riflessioni profonde e molto intense. Mi rifaccio poi ai commenti tuoi e di Dani, chiedendomi a mia volta quanto a livello globale, non si voglia fermare tutto questo. Si voglia anzi aumentare il terrore, diffonderlo e non bloccarlo.
Io sono arrabbiata con le potenze occidentali, tanto quanto lo sono con gli estremisti islamici (non con i musulmani, attenzione), perché penso che stiano combattendo dalla stessa parte della barricata. Queste non sono vittime della religione, ma del dio denaro e della politica. Esattamente come durante le crociate!
E ciò che mi fa male, è che le persone non capiscono che i musulmani sono vittime come tutti. Cento volte peggio, poi, perché la loro religione suscita subito paura.
Lo scorso anno siamo stati in un villaggio di pescatori di religione musulmana. Io avrei voluto far vedere la bellezza e la libertà di queste persone. Convinta comunque che a stento le persone avrebbero capito. Perché anche chi era lì con noi, ha avuto il coraggio di dire: si, ma questi sono musulmani “così”…
Così come? Vuoi, magari, dire sono musulmani, da non confondere con gli estremisti islamici? Perché questo avrebbe senso.
Capisci Tizzi? Siamo in un bozzolo di terrore, odio ed ignoranza, alimentato ogni giorno dallo stesso stato che dovrebbe combattere il terrorismo….
Un abbraccio,
Claudia B.
Riflessione profonda la tua. Ecco, chi si apre alle altre culture capisce quanto siamo tutti umani. più di quanto potrebbe capire chi è chiuso nelle proprie convinzioni prive di fondamento. Eppure è così bello quando ci si apre al confronto, facendo sì che questo confronto sia costruttivo per tutti.
Ti abbraccio forte Claudia!