
Provate a pensare a quante storie, sospese tra realtà e finzione, sono nate a Londra, il piccolo ombelico del mondo in cui si incontrano culture di tutto il mondo. Ora, se avete letto il titolo di questo post, avrete probabilmente sgranato gli occhi domandandovi, stupiti, se io fossi impazzita.
Si, avete capito bene, la leggenda di Cacotto e Pisciarella non è uno scherzo scritto per il semplice gusto di raccontare con ironia una di quelle storie dove i passi calpestano il suolo londinese e il cuore s’innamora della città. Cacotto e Pisciarella riflettono una delle preoccupazioni più esistenziali con cui l’essere umano si trova, presto o tardi, a fare i conti.
Prima che la leggenda avesse iniziato a tramare il filo storico di eventi che insieme ne fanno una narrazione che pare presa da un libro di lettura da destinare a bambini delle scuole elementari, di modo che la loro attenzione resti costante attraverso testi divertenti e per nulla noiosi, Cacotto e Pisciarella avranno avuto decine di altri soprannomi, tutti lontani dall’esprimere una delle caratteristiche che li ha resi celebri alla leggenda di cui sto per scrivervi.
La leggenda narra che…
In un passato non troppo remoto, il cammino era lungo e piacevole attraverso le strade larghe e affollate di Londra. Ogni angolo aveva la sua bellezza da svelare, dai monumenti celebri ai quartieri più nascosti, dai giardini fioriti alle strade larghe e trafficate, dove uomini in giacca e cravatta hanno in comune il passo svelto, come se non dover perdere tempo fosse la loro preoccupazione principale.
In quella folla di automi in corsa, Cacotto e Pisciarella erano come due alieni venuti in pace per il semplice gusto di esplorare una piccola porzione del pianeta Terra. Dai loro visi traspariva infinita meraviglia che si tramutava velocemente in un innamoramento prima e in costante desiderio di rivedere al più presto la loro amata poi. E loro, mano nella mano, condividevano la gioia di una delle mete di viaggio che ha dato i natali alla loro leggenda.

In quello sprazzo di felicità, giunse l’attimo in cui un caffè che può solo invidiare quello italiano, diede a Cacotto la priorità essenziale di iniziare la ricerca di un bagno dove dar sfogo a un dolore fisico di cui proprio il caffè ciofeco risultò essere la causa. E’ da allora che Cacotto ha imparato che viaggiare significa condividere la gioia del viaggio con le seccature dei bisogni umani.
Pisciarella, che fino ad allora nemmeno si era mai sentita tanto risparmiata da tale genere di problematiche, sul finire del viaggio, presa da un immenso dispiacere per l’arrivederci alla sua amata Londra, misto ad un eccessivo timore di perdere l’aereo diretto verso casa e ad un calo di temperatura dovuto ad aria condizionata che trasformava l’autobus della Terravision, tratta Londra-aeroporto Stansted, in una specie di frigorifero, dovette dimostrare l’abilità di autocontrollo nel tenere a bada l’urgente esigenza di un bagno che, pure a voler chiedere all’autista di fermare il mezzo presso una qualsiasi piazzola di sosta dotata di almeno un cespuglio da permetterle di porre fine alle sue sofferenze, non lasciava spazio ad alcuna speranza che non fosse lasciarsi andare ad un pianto silenzioso prima che i sessanta minuti di tragitto non fossero terminati.

Quante volte ciascun viaggiatore si sarà sentito in balia degli imprevisti che hanno fatto di Cacotto e Pisciarella una leggenda ambientata a Londra.
Non scherzate, la leggenda può insegnare molte cose. La morale celata dietro un facile sorriso o una legittima perplessità su cotanta storia, può riguardare il bisogno d’essere abili ad adattarsi agli imprevisti del viaggio di ogni giorno, ad avere pazienza ed equilibrio mentale sufficiente ad attendere l’attimo in cui diventa finalmente possibile porre fine alla sofferenza dell’essere anime che vivono al ritmo di respiri e battiti del cuore.
Non scherzate. Non sottovalutate la questione. Scrivo di una cosa seria a tal punto che peccare di mancanza di cotante abilità sopra elencate potrebbe costare una multa o… addirittura, un licenziamento (chiedete al professore che ha insegnato filosofia a Bergamo)!
Insomma, meglio essere preparati e sapere come prendere di petto certe situazioni.

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The legend of Mr Poop and Ms. Passwater
Imagine how many stories, suspended between reality and fiction, were born in London, one of the centres of the world where cultures meet. Now, if you read the title of this post, you’re probably wondering, amazed, if I’m crazy.
Yes, you have understood me correctly.
The legend of Mr Poop and Ms. Passwater is not a joke written for the sake of telling ironically one of those stories where the steps trample the London ground and people are fall in love with the city. Mr Poop and Ms. Passwater reflect one of the most existential concerns with which the human being is, sooner or later, struggling with.
Before the legend started to narrate the historical thread of events that together make it a narrative that seems taken from a book to be allocated to primary school children, able to attract attention through funny lyrics and not boring, Mr Poop and Ms. Passwater have had a lot of other nicknames, far from expressing any one of the features that made them famous through the legend that I’m going to tell you.
In a not too distant past, their path was long and pleasant through the large and busy streets of London. Every corner had its beauty to be revealed, from the famous monuments to the most hidden neighborhoods, from flower gardens to large and busy streets, where men walked briskly in suits as if not having to waste time was their primary concern .
In that crowd of automatons who are running, Mr Poop and Ms. Passwater were like two aliens came in peace to exploring a small portion of the planet Earth. Their faces were full of infinite wonder that quickly changed into a love before and desire to see again their loved city after. And they, hand in hand, shared the joy of one of the travel destinations that gave birth to their legend.
In those happy moments, a coffee that could only to envy the Italian coffee, gave to Mr Poop the essential priorities to start the search for a bathroom where give vent to a physical pain that just the bad coffee turned out to be the cause. So Mr Poop learned that traveling meant sharing the joy of the journey with the hassles of human needs.
Ms. Passwater, who until then had never been spared from that kind of problems, at the end of the trip, taken by an immense sorrow for the good-bye to her beloved London, mixed with an excessive fear of losing the fly to her country and a drop in temperature due to the air conditioning that turned the bus of Terravision, from London to the Stansted airport, in a kind of refrigerator, demonstrated the self-control ability to keep quiet the urgent need of a toilet. It wouldn’t have made any difference to ask to the driver to stop the vehicle in any rest area equipped with at least one bush to allow to put an end to her suffering. She needed to wait sixty-minute!
How many times each traveler are at the mercy of contingencies that have made Mr Poop and Ms. Passwater a legend set in London.
Please don’t joke! The legend can teach many things. The moral, hidden behind an easy smile or a concerns regarding this history, can be the need to be able to adapt into any situation of journey, to have patience enough to wait for the moment when it’s finally possible put an end to the suffering of souls who live to the rhythm of breathing and heartbeat.
Please don’t joke! Don’t underestimate the issue because the lack of so many skills just mentioned, could cost a fine … or even a dismissal (try to ask the teacher who taught philosophy in Bergamo)!
In short, it’s better to be prepared and to know how to deal with it.
Ahahahah oddio sto morendo dal ridere….e a leggere questa leggenda, anche se non sono viaggio sto per soffrire di uno di questi imprevisiti, dovuto in questo caso alle risate!! (anche se è una cosa seria!!)
Sono felicissima di averti fatta ridere. L’intento era proprio raccontare con ironia una questione che ci riguarda tutti. Trovo incredibile che il viaggio si lasci condizionare da un certo tipo di esigenze e altrettanto incredibile è il ventaglio di situazioni favorevoli o meno che possono aiutare a risolvere certe questioni. Guarda, non ti dico come si arriva a soffrire! 🙂
Come ogni leggenda che affonda le sue radici in un minimo di verità, anche questa non è affatto da meno!
Confesso che non la conoscevo prima (gli effetti in viaggio si però).
Anche io associo “Cacotto” al caffè, ragion per cui lo prendo sempre a stomaco pieno. Inoltre cerco di lasciare l’hotel sempre una mezzoretta dopo aver fatto colazione ;D
“Pisciarella” invece…ahhh…ho sempre invidiato gli uomini per la metodologia (facile&veloce) con la quale se ne liberano.
PERO’…eh..però il karma ha riequilibrato le cose mettendogli in omaggio la PROSTATA!!
Ciao :D!
Daniela
In effetti, Daniela, credo che il motivo per cui la leggenda è stata fino ad ora sconosciuta è per il fatto che io stessa l’ho messa in giro. Insomma, prima di adesso la leggenda stava solo nel mio cervello e io soltanto posso dire con esattezza quanto sia vera oppure no (capisci a me). In ogni caso lascerò il dubbio sul grado di percentuale di verità, altrimenti che leggenda è? Posso solo ammettere che questi due tizi li capisco molto bene. A volte io invidio i bambini che risolvono tutto con un pampers senza nemmeno doversi scomodare dal seggiolino. “Formato adulto per viaggi lunghi e senza ombra di bagni a quando?”
Ciao Daniela! 😉
Già…e vogliamo parlare del privilegio di gironzolare comodamente nel passeggino!?
Ma pensa che tontolona che sono…credevo che i due protagonisti fossero i personaggi di un racconto tipico e scanzonato delle tue zone….vado subito a scontare 15 minuti di vergogna! XD
Ciao!
Ma nooo, tranquilla! Anzi, quasi quasi la spaccio per tale…magari divento io una leggenda! 😉
Complimenti è stata simpatica questa storiella 😉 e solo la morale che vuole trasmettere mi ha fatto molto riflettere. Grazie
Grazie! Difficile non lasciarsi condizionare il viaggio da questioni simili…
Ahahahahah! Il cagotto problem non ci abbandona mai! Certo che quei diavolo di caffè fan davvero… insomma meglio che taccia! Ricordo ancora una brodaglia in Irlanda… l’ho rovesciato dentro una birra quasi finita lasciata di fianco a me… tanto il colore era uguale! Mi ha salvato!
E si, qualche volta provare nuovi sapori ha i suoi effetti collaterali!
Ciao Giulia!