Barcellona è una città vivace. Il sole l’accende, il mare la rende unica, la gente la riempie di simpatia. E poi è illuminata di colori che non stentano a comparire perfino nella fontana magica che tiene incollati a sé gli occhi meravigliati dei turisti.

Gaudì, l'anima di Barcellona
Gaudì, l’anima di Barcellona

Al di là dell’elenco di cose belle che potrei continuare a fare, Barcellona, per me, è soprattutto Gaudì. La sua anima visionaria vive nelle tante opere che ha lasciato alla città, dalla Sagrada Familia a Parc Güell.

Già da ragazzina, studiando storia dell’arte, mi ero lasciata incuriosire dalle linee morbide e stravaganti degli edifici più celebri di Barcellona, di cui proprio questo architetto ne era stato il padre. Il quartiere “Eixample” è davvero l’esempio di una “espansione” in cui si concentra lo stile del modernismo che tanto mi ha sempre affascinata.

Antoni Gaudí y Cornet è sì architetto, ma è soprattutto un’artista che ha condensato, nelle strutture da lui create, forme e colori presi dal mondo della natura: molluschi, scheletri, piante. Il risultato è una nota di morte mista a fantasia, allegoria e vita.

Le linee curve donano movimento agli edifici, le decorazioni in ferro battuto danno il senso di leggerezza, i colori delle vetrate e  dei cocci di ceramica, sistemati in mosaico, danno il tocco di fantasia, le forme, infine, caricano di simbologia queste perle catalane. Passeig de Gràcia è la via dove si concentrano gli edifici intrisi dello stile “modernista”. Non a caso è qui che si trovano due delle creazioni di Gaudì: Casa Batlló e La Pedrera.

In una visione d’insieme trovarsi davanti a Casa Batlló, ha il potere di farti sentire immerso in una fiaba proprio per via delle sue forme e i suoi colori. Poi lo sguardo mette a fuoco i dettagli e ti accorgi che il tetto davvero richiama la schiena di un drago, le colonne delle finestre somigliano a ossa e i balconi sembrano maschere o forse parti di teschi. Eppure non c’è nulla di cupo che non possa non lasciare che quell’incontro diventi innamoramento a prima vista. Dopo tutto, la morte è la prosecuzione naturale della vita (o un “ritorno alle origini”) che lascia assumere ai corpi forme differenti. Gaudì non è il solito archittetto che mette insieme con criterio le linee. Concepisce gli spazi, i materiali, le fonti di luci, i dettagli.

Barcellona, Casa Batllò
Barcellona, Casa Batllò

Poco distante da Casa Batllò, domina, imponente, La Pedrera detta anche Casa Milà, dal nome della famiglia dei suoi proprietari. Le forme richiamano le onde marine, a “loro modo” regolari.

Entrando in questo celebre edificio vi sembrerà di essere ospiti della famiglia Milà, perché qui, il loro appartamento, è rimasto arredato e sembra vissuto tutt’oggi.

Nel frattempo non farete a meno di osservare le linee morbide delle pareti, la stravaganza e la modernità di alcuni arredi, la lavorazione del ferro in prossimità dei balconi e, soprattutto, la particolarità del terrazzo.

Non saprei spiegarmi meglio se non scrivendo che qui si rincorrono suggestioni che non ho saputo acchiappare. Troppo surreale per esser capito, troppo bello per non sentirsi Alice nel Paese delle Meraviglie.

Troppo geniale per non desiderare d’essere tanto visionari.

Barcellona, Casa Milà
Barcellona, Casa Milà
Barcellona, Terrazzo di Casa Milà
Barcellona, Terrazzo di Casa Milà

Dal terrazzo di Casa Milà si vede benissimo la Sagrada Familia, altra famosissima opera di Gaudì. Dalla omonima fermata della metropolitana più vicina, il breve percorso da fare, ti pone subito davanti alla Facciata della Passione, ai cui piedi, una lunga fila di persone attende di poter entrare.

Sagrada Familia, Facciata della Passione
Sagrada Familia, Facciata della Passione
Sagrada Familia, Facciata della Natività
Sagrada Familia, Facciata della Natività

Le impressioni, ancora, variano dallo sguardo d’insieme allo sguardo sui dettagli.

Certo, imponente e cosa mai vista prima, questa chiesa che è incorniciata dalle gru che ancora oggi, dal 1882-1883, ricordano che no, ancora non è completata l’opera.

La simbologia che ricopre la Sagrada Familia richiama con le torri gli Evangelisti, con le guglie gli apostoli e, chiaramente, la Passione di Gesù con tanto di numeri (trattasi della tabella di Subirachs) che formano la somma dell’età in cui il Cristo morì.

Mi viene da pensare che il suo modo di rappresentare fino ad “arrivare all’osso” vuole essere un tentativo di arrivare all’entità vera delle cose, senza quella pelle che ponga una linea di confine tra l’essere e l’apparire.

Così, questo contatto diretto con l’essenza, diventa immediato e carico di emozioni e sensazioni. Rischierei di scrivere una tesi di laurea se dovessi analizzare i dettagli della Chiesa sulla Sacra Famiglia e sappiamo che questo blog non è la sede opportuna. Magari vi ho incuriositi ad approfondire e voler vedere il lato opposto alla Passione.

E’ la Facciata della Natività. Quel suo stile cupo e gotico è in realtà un messaggio positivo in cui fede, amore  e speranza diventano la chiave di lettura di cotanta simbologia.

Questa opera immensa è un vero e proprio libro. Tutto racconta e tutto significa. E qui, la vita di Gaudì “tornò alle origini” trasformandosi in una diversa forma di energia che pervade l’intera città di Barcellona. Fu davanti alla Sagrada Familia, infatti, che questo genio visionario morì a seguito di un incidente.

Non da meno, è la bellezza di un’altra sua creazione, tra le tante, che non posso fare a meno di menzionare. Mi riferisco a Parc Güell, un lavoro commissionatogli da Eusebi  Güell, che in lui riponeva amicizia e profonda stima. Entrarvi è come attraversare un quadro dove lasciarsi avvolgere dalla natura, dalla fantasia e dai colori.

Una salamandra variopinta vi darà il benvenuto, le ottantotto colonne del Tempio Dorico vi faranno perdere la concezione del tempo, la panchina Banc De Tracadis, definita come la più lunga al mondo, vi allevierà dalla stanchezza del viaggio. Attorno a questa famosa e fiabesca gradinata, non perdete gli scorci sulla città di Barcellona o le strutture realizzate in modo da essere un tutt’uno con la natura, mentre cantanti e suonatori impacchettano questa magia con una emozione che ti mette in contatto con te stesso.

E’ difficile resistere al fascino dell’arte di Gaudì, tanto che anche l’Unesco ha ceduto a tanta bellezza nominando ben sette delle sue opere, tra cui quelle citate, come Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Parc Güell
Parc Güell
La famosa salamandra di Parc Güell
La famosa salamandra di Parc Güell
Gaudì, Dettagli di Parc Güell
Dettagli di Parc Güell

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Gaudì: the visionary soul of Barcelona

 

Barcelona is a vibrant city.

The sun lights it, the sea makes it unique, people fill it with sympathy. And it’s illuminated with colors that are also in the magic fountain that has on itself  the astonished  eyes of  tourists.

Beyond the list of good things that I could keep doing, Barcelona, for me, is especially Gaudì.

His visionary soul lives in so many works that he left to the city, from the Sagrada Familia to the Parc Güell.

Since I was a young girl, studying art history, I was intrigued by soft and extravagant lines of the most famous buildings of Barcelona, created by this architect.

 The district “Eixample” is an example of an “expansion” which focuses the style of modernism that has always fascinated me so much.

Antoni Gaudí y Cornet is an architect,  but he is above all an artist who has condensed in the structures created by him, shapes and colors taken from nature: shellfish, skeletons, plants.

The result is a note of death mixed with fantasy, allegory and life.

The curved lines give movement to buildings, wrought iron decorations give a sense of lightness, the colors of the stained glass and pottery shards, arranged in mosaic, give a touch of fantasy.

The forms, finally, charged with symbolism these catalan pearls.

Passeig de Gràcia is the street where the buildings are concentrated, soaked the “modernist” style.

No coincidence here there are two creations of Gaudì: Casa Batlló and La Pedrera.

In an overview, Casa Batlló has the power to make you feel immersed in a fairy tale just because of its unusual shapes and color. Then the eye focuses on the details and you realize that the roof really draws the back of a dragon, the columns of the windows seem bones and balconies seem masks or perhaps parts of skulls.

Yet there is nothing dark that it can not let that encounter becomes falling in love at first sight. After all, the death is the natural continuation of life (or a “back to basics”) in which the bodies assume different forms. 

Gaudì is not the usual architect who puts together the lines with criterion. He  conceives spaces, materials, sources of lights, details.

Not far from Casa Batlló ,there is La Pedrera, impressive, also known as Casa Milà, for the name of the family of its owners. The shapes recall the waves, not very regular.

Into this famous building you will seem to be a guest of the family Milà, because here, their apartment, is furnished and seems still lived.

In the meantime, you’ll notice the softness of the walls, the extravagance and modernity of some furniture, the iron working in the vicinity of the balconies and, above all, the particularity of the terrace.

I can’t explain better…here there are suggestions  that I could not catch.

Too surreal to be understood, too nice for not feeling like Alice in Wonderland. Too brilliant for not to want to be so visionary. From the terrace of the Casa Milà you can see the Sagrada Familia, another famous work of Gaudì.

From the homonymous Metro station, you’ll be immediately in front of the  Facade of the Passion, where there is  a long line of people who  waiting to enter.

The impressions, again, vary from the general to the particular.

This impressive church is framed by the cranes that even today, from 1882-1883, remember that the work is not completed.

The symbolism that covers the Sagrada Familia recalls, with towers,  the Evangelists, the apostles, with the spiers,  and, clearly, the Passion of Jesus with sculptures and  numbers (the table of Subirachs) that represent the sum of the age in which Christ died. 

Probably, his way of representing “to the bone” is an attempt to represent the essence of things, without the skin that puts a boundary line between being and appearance.

So, this direct contact with the essence, becomes immediate and full of emotions and sensations. I risk of writing a dissertation if I’ll analyze the details of the Church on the Holy Family, and we know that this blog is not the appropriate forum.

Maybe, now, you’re curious to deepen and  to see the other side of the Church. It’s the Nativity Façade. That gothic style is actually a positive message about faith, love and hope.

This immense work is a real book. Here, the life of Gaudì went “back to basics”, turning himself  into a different form of energy that pervades the entire city of Barcelona.

In front of the Sagrada Familia, in fact, this visionary genius died because of an accident. Not least, I remember  the beauty of his  another creation: Parc Güell, a work commissioned by Eusebi Güell, who had, for him, friendship and profound esteem.

Going into this Park, it is like crossing a framework where you’re  enveloped by nature, imagination and colors. A colorful salamander will welcome you, the eighty-eight columns of the Doric Temple will make you lose your sense of time, the bench “Banc De Tracadis”, defined as the longest in the world, will alleviate you from the fatigue of travel.

Around this famous and fabulous staircase, do not miss the views over the city of Barcelona or the structures built to be at one with nature, while singers and musicians bundle this spell with an emotion that puts you in touch with yourself.

Hard to resist the charm of Gaudì, so much so that UNESCO has succumbed to such beauty by naming seven of his works, including those mentioned above, as a World Heritage Site.

2 Replies to “Gaudì: l’anima visionaria di Barcellona”

  1. Barcellona… io l’ho soprannominata la città camaleontica! Con tutti quei colori e forme ti lascia di stucco. Hai descritto tutto alla perfezione, senza tralasciare nulla, ma sono curiosa di chiederti: quale “luogo” ti è piaciuto di più? E che tempo hai trovato? 🙂

    1. Ciao Cristina. Ti ringrazio per aver apprezzato il post. Anche io ho amato i colori di Barcellona, tantissimo.Risponderò alla tua prima domanda con quello che mi viene in mente per prima (che poi è proprio ciò con cui mi viene di associare la città catalana). Con Parco Guell è stato amore a prima vista: colori, forme, aria di pace, casettine che sembrano fatte di marzapane, artisti di strada e un panorama che si staglia su tutta Barcellona. Ci sono andata che ancora non era a pagamento… ne vale la pena però. E poi la fontana magica che mi aveva incollata lì, dove stava. Una magia imponente. Il tempo? E’ stato sempre clemente. Era agosto ma non c’era un caldo afoso, anzi…

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